Saluzzo, 13 giugno 2013 – Il Comitato Provinciale per la Sicurezza Pubblica, presieduto dal Prefetto di Cuneo, ha comunicato ieri, 12 Giugno, il suo rifiuto della proposta di allestimento di una tendopoli per i migranti africani che da settimane continuano ad arrivare nella zona di Saluzzo (CN), in vista dell’inizio della stagione di raccolta. La proposta era stata avanzata da Caritas, Emmaus e Papa Giovanni XXIII nella giornata di martedì 11 giugno, a seguito dello sgombero (QUI le foto) del Foro Boario di Saluzzo dove circa 150 persone avevano allestito un campo di fortuna. Chi abitava il campo improvvisato si è visto sequestrare tende, coperte e materassi e da due notti dorme all’addiaccio, senza prospettive reali di trovare una soluzione alloggiativa dopo il rifiuto della proposta tendopoli.
Lo sgombero segue un’ordinanza, emessa dall’amministrazione comunale saluzzese il 15 maggio, che vietava il bivacco per motivi ‘igienico-sanitari, di sicurezza pubblica e di decoro urbano.’ Secondo l’ordinanza, non solo ‘la presenza di un numero di persone di gran lunga superiore a quello che può trovare adeguata ospitalità ed impiego temporaneo nelle aziende agricole può generare situazioni di conflitto con la Città, e non favorisce l’instaurazione di un rapporto di fiducia tra i lavoratori stagionali e le aziende agricole’ (per ragioni che ci sfuggono) ma la ‘tolleranza nei confronti di fenomeni di accampamento di fortuna in spazi pubblici o privati comprometterebbe il successo delle azioni concordate per garantire un’ospitalità decorosa.’
Le azioni di cui si parla fanno riferimento alla promessa della Federazione Coldiretti di Cuneo, supportata dalle amministrazioni comunali della zona, di allestire delle case-container in vari comuni, per un totale di 130 posti, a partire dal 1 luglio. Progetto non soltanto insufficiente alla richiesta alloggiativa reale, visto che nelle passate stagioni il numero di potenziali braccianti nella zona superava i 400, ma carente a livello strutturale (non sono previste docce né cucine) e in ritardo rispetto alle attese: al momento, la data prevista per l’inaugurazione dei container è slittata di almeno due settimane. Inoltre, i fondi messi a disposizione non verrebbero dalla Coldiretti, come sbandierato da giornali e dalla delibera stessa del Comune di Saluzzo (con cui si rende disponibile l’area del Foro Boario per alcuni container), bensì dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
Nella delibera sono inoltre stabiliti i ‘criteri d’accoglienza’: possesso di un regolare permesso di soggiorno e possibilmente di un contratto, o, in alternativa a quest’ultimo, possibilità di alloggio per soli 30 giorni per la ricerca di un impiego; divieto di soggiorno nelle ore diurne, quando gli ‘ospiti’ devono lavorare o perlomeno cercare lavoro; ‘possibilità per l’amministrazione di richiedere agli ospiti un contributo-spese, eventualmente anche sotto forma di prestazione di lavoro di pubblica utilità.’ Si dice inoltre che ‘non sarà consentito ospitare visitatori o comunque persone non autorizzate alla permanenza dall’Amministrazione o dal personale da essa incaricato.’
Ancora una volta, le associazioni datoriali, le amministrazioni locali e lo stato rivelano quindi quanto stia loro a cuore il benessere dei lavoratori, trattati come pacchi, sfruttati non soltanto nei campi (dove i già miseri stipendi previsti dal contratto provinciale vengono spesso corrisposti fuori busta paga, con pochissime giornate effettivamente segnate), ma anche come forza-lavoro gratuita e come ‘consumatori,’ anziché portatori di diritti essenziali come quello all’abitare – per la cui ‘emergenza’ vengono stanziati centinaia di migliaia di euro senza per questo esimere i lavoratori stessi dal pagamento.
Inoltre, la gestione emergenziale del lavoro si dimostra trasversale a territori per altri aspetti diversi, come quelli della Piana di Gioia Tauro – dove i lavoratori africani sono stati confinati in una tendopoli-ghetto, nonostante, come nel caso di Saluzzo, i flussi migratori stagionali siano una costante ormai da decenni e la questione abitativa si sia da sempre presentata come drammatica in entrambe le situazioni. Le ‘regole di accoglienza’ imposte dal Comune di Saluzzo sono in questo senso emblematiche di una gestione para-militare: sebbene i lavoratori siano a casa loro, non possono ospitare chi vogliono né decidere quando entrare o uscire. E proprio la gestione emergenziale, l’accento posto sulla sicurezza, il decoro, e la questione igienico-sanitaria oscurano quelle, ben più spinose e centrali, dello sfruttamento sui luoghi di lavoro e fuori, e del razzismo strutturale delle leggi sull’immigrazione che discriminano tra chi ha o meno un permesso di soggiorno. Le condizioni di lavoro, a Saluzzo come altrove, sono per giunta peggiorate nel corso degli anni: fino a poco tempo fa, i datori di lavoro fornivano infatti alloggio ai loro dipendenti, italiani o est-europei assunti con i flussi stagionali. E’ evidente che, con gli africani, i padroni possono puntare al massimo risparmio.
Vista la grave situazione, la Rete Campagne in Lotta esprime la sua solidarietà ai lavoratori africani di Saluzzo e al Comitato Antirazzista Saluzzese che da anni si spende in loro supporto, per la rivendicazione di diritti essenziali.
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