Unit* contro repressione, confini e sfruttamento, in tutta Italia continuano le lotte!

A partire dal 4 febbraio e per diversi giorni, lavoratrici e lavoratori, disoccupat* e precar*, stranier* e italian*, dalle campagne e dai magazzini della logistica, dalle occupazioni di case e dai centri d’accoglienza, sono scesi in piazza in tutta Italia per dire ancora una volta no ad un regime di controllo della mobilità che crea sfruttamento e segregazione. In continuità con il percorso sfociato nella mobilitazione nazionale del 12 novembre 2016, in diverse città italiane ci sono state manifestazioni, cortei, blocchi stradali e presidi con le stesse parole d’ordine, per contrastare la repressione, e pretendere l’attuazione degli impegni delle istituzioni locali e del governo centrale.

Il 4 febbraio a Modena un grande e combattivo corteo di facchini e solidali ha sfilato compatto nonostante i divieti e le cariche della questura, per contrastare la vergognosa operazione repressiva ai danni del SICOBAS e del suo coordinatore nazionale, rifiutando allo stesso tempo ogni forma di repressione e sfruttamento che passa attraverso il controllo della mobilità in tutte le sue forme, dai CIE ai respingimenti, dal razzismo alle guerre imperialiste in tutte le loro forme.

Il 6 febbraio diverse sono state le mobilitazioni. A San Ferdinando (RC) più di quattrocento lavoratori della tendopoli-ghetto hanno organizzato un corteo che ha bloccato un importante nodo stradale di fronte al porto di Gioia Tauro per poi dirigersi verso il centro di San Ferdinando, bloccandolo. Una delegazione è stata ricevuta subito dal sindaco, e la pressione esercitata dalla piazza e un nuovo spontaneo blocco stradale hanno costretto il prefetto di Reggio Calabria a raggiungere San Ferdinando per un incontro. All’ipocrisia paternalista delle istituzioni, i manifestati hanno risposto ribadendo la necessità di ottenere case, documenti e contratti. La giornata è terminata con un’assemblea di piazza in cui, sebbene incoraggiati dal ripristino della luce elettrica e dalla pulizia del campo, i lavoratori hanno ribadito con determinazione la necessità di continuare ad organizzarsi per esercitare pressione sulle istituzioni e contrastare soluzioni emergenziali come quella della nuova tendopoli, che rafforzano la speculazione e la segregazione. La stessa speculazione e segregazione sostenuta anche in seguito alla manifestazione dal sindacato di polizia Coisp, che si permette di derubricare a legittima difesa l’omicidio di Sekine Traoré, ucciso per mano di un carabiniere proprio nella tendopoli della vergogna.

Lo stesso giorno, a Foggia più di cento lavoratori e lavoratrici insieme a diversi solidali hanno manifestato sotto la Questura chiedendo la regolarizzazione per chi è privo di permesso di soggiorno, e per denunciare i numerosi abusi commessi dall’Ufficio Immigrazione. La Questura ha confermato l’atteggiamento di chiusura totale che dimostra da mesi: per ore i manifestanti sono stati tenuti in scacco circa la possibilità di incontrare i dirigenti . La risposta della piazza è stata un blocco stradale che ha fermato il traffico nonostante l’atteggiamento violento dei poliziotti che hanno cercato di intimidire i manifestanti con spintoni e manganelli. Dopo una lunga attesa e con la determinazione delle lavoratrici e dei lavoratori, finalmente la Questura ha ceduto concedendo un incontro per l’8 febbraio. Le parziali risposte ottenute dimostrano l’inattendibilità delle promesse istituzionali a tutti i livelli, dal ministero alle questure, che continuano ad esercitare abusi a cui però i lavoratori sono determinati a rispondere con sempre maggiore forza e determinazione.

Sempre il 6 febbraio, a Napoli i manifestanti hanno presidiato l’Ufficio Immigrazione della Questura in via Galileo Ferraris. Una delegazione ha incontrato la vice dirigente dell’ufficio immigrazione, lanciando la battaglia contro gli abusi delle questure anche su questo territorio. Nel pomeriggio si è tenuto un incontro con il sindaco di Napoli e l’assessore alle politiche sociali, ribadendo la necessità di una residenza per tutt*, rispetto a cui l’amministrazione ha promesso risposte immediate.

Nel pomeriggio a Roma il movimento per il diritto all’abitare si è accampato a Madonna di Loreto con gli/le sgomberat* di Colle Monfortani, dopo lo sgombero violento del palazzo dell’Inarcassa a Ostiense. Lo stesso giorno si è tenuto un incontro fra Comune, Regione e movimenti per il diritto all’abitare: da parte del Comune è venuta fuori una ancora fumosa volontà di realizzare un piano per l’emergenza abitativa con 2500 alloggi da costruire su aree già individuate. L’incontro si è concluso con la decisione di convocare un nuovo tavolo alla presenza di tutti gli assessori comunali competenti, previsto per Giovedì 16 Febbraio alle ore 17 presso la sede della Regione Lazio, verso il necessario superamento della delibera Tronca. Si aspetterà il tavolo di giovedì 16 febbraio mantenendo un presidio di lotta a piazza Madonna di Loreto, decisi a mantenere la pressione necessaria.

A Bologna, nella mattinata militanti, lavoratori e lavoratrici dei SiCobas hanno manifestato con un presidio davanti alla questura. Contemporaneamente anche Firenze e Padova hanno espresso e dimostrato solidarietà, mentre a Taranto si è svolto un volantinaggio in cui si raccontava alla città delle rivendicazioni. Sempre a Taranto, il giorno successivo si è tenuto un presidio davanti alla Prefettura sfociato in un corteo davanti all’hotspot, condividendo le rivendicazioni del resto d’Italia.

Queste giornate di lotta e di rivendicazione davanti alle istituzioni hanno dimostrato, ancora una volta, che lavoratori e lavoratrici delle campagne e della logistica, coloro che lottano per una casa, migrant* e italian* hanno una sola via per affermare la propria volontà: la lotta, e che sono determinati a portarla avanti in modo unitario. Nonostante gli sgomberi e i manganelli (come a Roma, a Modena e a Bologna), i rifiuti delle istituzioni e delle questure, le misure restrittive, la diffamazione e il carcere, i campi di lavoro e i ghetti, non ci arrendiamo e non faremo un passo indietro.

Vogliamo il rispetto dei contratti e il rilascio incondizionato dei permessi di soggiorno, le residenze per tutte e tutti, la fine di un sistema di contenimento e segregazione che passa per i CIE, gli hotspot e i centri d’accoglienza.

Le persone che lottano in questo percorso hanno espresso più di una volta il rifiuto totale di vivere in tendopoli, campi o centri di accoglienza, rivendicano il diritto alle case e ad autoderminare la propria vita.

Dopo un’importante mobilitazione nazionale e con le ultime giornate di lotta diffusa sui territori, è chiara l’intenzione di continuare la mobilitazione contro ogni tipo di confine e sfruttamento, mentre il governo sta dimostrando come intende affrontare queste richieste amplificando la repressione e ignorando le promesse fatte.

Dalle strade, dalle piazze, dalle periferie e dai ghetti, dalle occupazioni e dai centri d’accoglienza, ci prenderemo quello che ci spetta, e non ci faremo intimidire mai. La lotta va avanti, ci ritroverete molto presto in prima fila contro confini, sfruttamento e repressione!

Comitato Lavoratori delle Campagne
Rete Campagne in Lotta
SI COBAS
Coordinamento Lotta per la Casa Roma
Blocchi Precari Metropolitani Roma
Social Log Bologna
Slap COBAS per il Sindacato di Classe Taranto
Migranti autorganizzati dei Centri di accoglienza Taranto
Coordinamento Lotta per la Casa Firenze
Scuola Nablus Napoli
Magnammece o’ Pesone Napoli
Laboratorio Politico Iskra
Scuola Popolare LOSKA Napoli