delle attiviste e gli attivisti del campo “Io ci sto” 2012
per la rivista “Gli asini. Educazione e intervento sociale”, n. 10 – 2012
Nella terra di nessuno, sul confine fra tre comuni, Foggia, San Severo e Rignano Garganico, sorge un insediamento di baracche fatiscenti: i braccianti stagionali che lo frequentano durante il periodo della raccolta del pomodoro, provenienti soprattutto dall’Africa subsahariana, lo chiamano Grand Ghettò, o Ghetto di Rignano. Apparentemente un villaggio africano spontaneo, caotico e sporco, di fatto una zona franca, prevalentemente finalizzata al mantenimento di un ampio bacino di manodopera ricattabile e a basso costo, in cui però diventa facile gestire anche altri affari, dallo spaccio allo sfruttamento della prostituzione.