OLTRE IL MANTRA DEL CAPORALATO. QUALCHE DOMANDA PER CAMBIARE PROSPETTIVA

Sono giorni che sui media circolano illazioni pericolose circa il rifiuto da parte di chi vive nei ghetti della provincia di Foggia e lavora in campagna di essere trasferito a Casa Sankara e di usufruire del trasporto gratuito per andare a lavorare. Lo ribadiamo: non solo Casa Sankara è un campo di lavoro in cui le persone vivono in container, e si vedono ridurre in modo inaccettabile la libertà, essendo costretti ad orari di ingresso ed uscita prestabiliti e impossibilitati a ricevere visite. Il campo si trova per giunta in un luogo isolato, che rende ai suoi abitanti difficile raggiungere i centri abitati per qualsiasi motivo – dai documenti alla spesa e alla socialità e allo svago fuori da quello che è a tutti gli effetti un altro ghetto. I suoi gestori sono sempre stati solerti nell’impedire qualsiasi protesta, anche contro gli abusi che diversi abitanti hanno riscontrato nel corso degli anni. Per giunta, i caporali e i datori di lavoro continuano a reclutare manodopera fuori dai cancelli della struttura, che comunque ammette soltanto chi è provvisto di regolare permesso di soggiorno. E infine, i percorsi dei fantomatici pullman finanziati dalla Regione per il trasporto degli operai agricoli sono stati concordati senza i diretti interessati, i soli realmente in grado di fornire le necessarie informazioni circa le loro necessità. 
Il problema, quindi, non è certamente (o almeno non solo, e non prioritariamente) ‘il ricatto dei caporali’, mantra ripetuto ad nauseam per coprire le complicità e il razzismo delle istituzioni. Chi vive in un ghetto, ammesso che sia appunto regolare, giustamente ci pensa due volte prima di abbandonare le sue reti sociali ed affettive per andare a vivere in un regime para-carcerario in cui non c’è alcuna garanzia nemmeno di un lavoro. E perché chi invece vive in una struttura di cemento e mattoni, in una casa vera, per quanto non ideale, come l’Arena, dovrebbe abbandonarla a favore di un container? Perché la sacrosanta lotta dei foggiani che da anni vivono in container in via San Severo per vedersi assegnare un appartamento in case popolari dovrebbe essere più legittima di quella dei lavoratori delle campagne per una casa vera?

BASTA CRIMINALIZZARE I LAVORATORI! BASTA SGOMBERI, CASE CONTRATTI E DOCUMENTI PER TUTTI E TUTTE!