Lettera e appello dei lavoratori di BIOSOL di Almería: sciopero della fame e difesa del posto di lavoro

Compagni/e. Il processo sarà il 10 luglio. Abbiamo scritto a supermercati e imprese commercianti senza ottenere risposta. Domani iniziamo uno sciopero della fame. Abbiamo bisogno che escano articoli sulla stampa e che arrivino lettere di protesta ai supermercati. Restiamo in contatto. Abbracci.
PS: Se ottenete contatti migliori dei supermercati (gestori ecc..) inviateceli per favore.

Come Cittadin@ e come Consumatrice/ore, sostieni la lotta dei lavoratori di BIOSOL ad Almería.

Sciopero della fame a difesa del posto di lavoro.

Cinque lavoratrici fissi dell’impresa agricola BIOSOL Portocarrero de Níjar, ad Almería, tra cui la delegata sindacale Hafida Mounjid, iniziano uno sciopero della fame per esigere la loro immediata riammissione. Queste donne marocchine furono licenziate nel luglio 2014 a causa della loro apparizione nel documentario “Bioillusion” della catena televisiva ARTE sulla produzione biologica industriale. Lavoravano nell’impresa da 6 fino a 13 anni ed erano aderenti alla Sezione sindacale del SOC-SAT, insieme ad altri undici lavoratori.

Il sistema agricolo intensivo industriale di Almeria produce circa 3 milioni di tonnellate all’anno destinate per il 70% all’esportazione. Una grande massa di braccianti giornalieri, in gran parte immigrati, forniscono una mano d’opera a poco prezzo, sottomessa e flessibile che permette di ottenere prezzi vantaggiosi per le grandi catene della distribuzione organizzata. In generale non esiste stabilità né diritti sociali, del lavoro o sindacali. A BIOSOL, quattro anni di lotta e la pressione dei consumatori europei ottennero che l’impresa firmasse un accordo con il SOC rispettando un minimo di diritti e stabilendo un meccanismo di dialogo e mediazione. Contravvenendo a questi accordi adesso BIOSOL punisce gli affiliati al sindacato, attaccando in maniera diretta la libertà di espressione e la libertà sindacale. Senza una organizzazione collettiva e con la paura di esprimersi, lo sfruttamento lavorativo è garantito.

Con questo comportamento BIOSOL svela la grande ipocrisia di un’agricoltura “bio” che dice di essere rispettosa dell’ambiente e dei diritti sociali. Le certificazioni sociali come GRASP e altri marchi del biologico non dovrebbero continuare a proteggere questo tipo di pratiche abusive. Solo una certificatrice ha operato coerentemente rispetto ai principi che dicono di rispettare.

BIOSUISSE, in Svizzera, ha promosso dall’inizio la negoziazione e ha nominato un mediatore che ha proposto l’annullamento dei licenziamenti. Prima del venir meno degli accordi, BIOSUISSE decise di proibire a BIOSOL l’uso della sua marca per due anni. Senza dubbio, l’impresa continua a commercializzare i suoi prodotti per molti altri canali.

Le lavoratrici non vogliono indennizzi né trasferimenti precari, esigono di tornare ai propri posti di lavori, da cui sono state espulse ingiustamente. Sono da quasi un anno senza lavoro e sono state marginalizzate e cacciate da BIOSOL e dal resto dei magazzini della zona.

Chiediamo il massimo appoggio a questa lotta e alla denuncia a quei supermercati che continuano a comprare da BIOSOL, fino ad ottenere la riammissione delle lavoratrici.

Almería, 15/Giugno/2015 SOC – SAT ANDALUCIA

 

Contactos: Spitou Mendy (662376786) – Federico Pacheco (690651046)

C/ Jorge Guillén, 1, bajo, 04006, Almería

Tel. 34-950170038

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