FOGGIA, 6 MARZO: I LAVORATORI E LE LAVORATRICI DELLE CAMPAGNE VOGLIONO DOCUMENTI, CASE E CONTRATTI PER TUTT*, NON CAMPI NÉ GHETTI
Dopo decenni di mobilitazioni, sembra che finalmente tutti, o quasi, si siano accorti che per eliminare gli insediamenti informali dove abitano lavoratori e lavoratrici delle campagne immigrati la regolarità giuridica sia condizione necessaria. Persino i giornalisti ormai perorano la causa, facendo eco agli amministratori comunali cui spetta il compito di progettare e gestire gli interventi lautamente finanziati con il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR). Potrebbero apparire lontani i tempi in cui nessuno, a parte i diretti interessati e qualche solidale, si pronunciava sulla regolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno, mentre centinaia di migliaia di euro venivano spesi per formalizzare (temporaneamente) i “ghetti” trasformandoli in campi di lavoro, in un circolo vizioso che tutt’al più è servito ad arricchire qualcuno, come dimostrano anche recenti vicende giudiziarie.
Eppure, da parte del Governo – e cioè di coloro che devono valutare ed approvare i progetti presentati dai Comuni per il superamento degli insediamenti informali – per ora si registra un grande silenzio. O meglio, arrivano dichiarazioni che sembrano contraddire ciò che ormai pare diventato senso comune. Pochi giorni fa, il ministro dell’Agricoltura prevedeva l’ingresso legale di 500000 migranti – una cifra mai raggiunta finora -, necessari per colmare l’ormai conclamata carenza di manodopera in diversi settori tra cui, appunto, l’agricoltura. Ironia vuole che si tratti proprio del numero stimato di irregolari presenti sul territorio nazionale, o che comunque qui sono transitati e hanno fatto richiesta di un permesso di soggiorno almeno una volta. Peraltro, l’ultimo decreto flussi varato dal governo sembra aver eliminato la possibilità, prevista dal precedente esecutivo, di regolarizzare chi è già sul territorio tramite un datore di lavoro disposto ad ingaggiarlo. Tutto ciò a distanza di quasi tre anni da una sanatoria, strappata proprio grazie alle lotte di lavoratori e lavoratrici delle campagne, rivelatasi (volutamente, viene da pensare) fallimentare.
Anche volendo soprassedere sulla questione documenti, i progetti presentati dai comuni del foggiano per disporre dei finanziamenti del PNRR non brillano certo per lungimiranza o innovazione. Ancora una volta, si parla di “foresterie” (eufemismo per non dire “campi”), cioè luoghi in cui la libertà di chi ci vive è severamente limitata, e che costringono alla precarietà. Si pretende di distinguere tra “stagionali” e “stanziali”, come se fosse una scelta individuale quella di spostarsi più volte l’anno per cercare lavoro e non invece un’imposizione di un mercato del lavoro votato all’iper-sfruttamento. Perdipiù, la proposta di riadattare le borgate della bonifica o della riforma agraria allo scopo sembra ignorare il fallimento di quelle esperienze. Storicamente, questi progetti si svilupparono a partire già dalla fine del ‘700, mossi dall’inquietudine delle classi dirigenti borboniche e poi italiane, preoccupate della concentrazione urbana di masse bracciantili spossessate degli usi civici e ingaggiate a giornata nei periodi di raccolta. Insomma, una storia che si ripete.
E allora, i 200 e più milioni stanziati per superare gli insediamenti informali faranno la fine di tutti i precedenti interventi?
È proprio per opporsi a questa ennesima presa in giro prima che sia troppo tardi che lavoratori e lavoratrici delle campagne e solidali saranno in piazza a Foggia lunedì 6 marzo. A quasi un anno da una mobilitazione che sanciva la possibilità per chi è sprovvisto di permesso di fare richiesta di una protezione speciale senza dover pagare il pizzo a qualche mediatore e senza attese interminabili, le poche risposte arrivate dalla commissione territoriale per l’asilo di Foggia, incaricata di valutare le istanze, sono tutt’altro che incoraggianti. Molti rifiuti, tante domande ancora in attesa, nonostante i richiedenti abbiano presentato abbondanti prove di integrazione (che poi per le istituzioni italiane significa contratti di lavoro, cioè prove della volontà di lavorare, perché a questo servono gli immigrati). Ma i problemi per chi non ha la cittadinanza italiana sono tantissimi: non solo leggi vessatorie, ma anche gli abusi di istituzioni, datori di lavoro, proprietari di case, uffici vari costringono gli immigrati a battaglie sfiancanti per qualsiasi banalità. Tutto ciò senza contare i continui pericoli per la vita. Chi sopravvive alle traversate del deserto e del mare perchè non ha canali regolari di ingresso, si deve poi scontrare con le continue aggressioni razziste, da quelle di strada e sul lavoro a quelle che si stanno verificando da settimane contro le persone in fila agli uffici immigrazione di varie questure, da Milano a Torino e Roma.
Per questo i lavoratori hanno chiesto di incontrare il Prefetto, il capo dell’ufficio immigrazione della Questura, la presidente della Commissione Territoriale per l’Asilo di Foggia e i sindaci interessati dai progetti finanziati con il PNRR. Pretendiamo risposte e azioni concrete: documenti, case e contratti per tutti e tutte! Basta razzismo istituzionale e repressione, basta ghetti!
Appuntamento in Piazza Vittorio Veneto alle h. 10, per poi partire in corteo verso la Prefettura.