Contro la repressione e la violenza dovremmo reagire compatti, il nervo è scoperto
Negli scorsi giorni sono state notificate denunce a 13 compagne e compagni in diverse parti d’Italia. Il nostro reato è quello di essere stati accanto alle persone che vivono nelle tendopoli di San Ferdinando, che il 13 aprile 2017 portavano avanti l’ennesima giornata di lotta e rivendicazione, come già da diversi anni – da quel gennaio 2010 di cui tanto si sente parlare, e non sempre a proposito. Sì, nella Piana di Gioia Tauro le persone lottano, da anni e in forme auto-organizzate, per avere accesso ai documenti (permesso di soggiorno, residenza, passaporto), per vivere in una casa – non una tenda, un container o un centro d’accoglienza! -, per vedersi pagato il proprio lavoro adeguatamente.
Queste rivendicazioni e queste lotte vanno al cuore del problema: lo sfruttamento lavorativo e la precarietà abitativa, in Calabria come altrove, riguarda tutte e tutti, stranieri e italiani. Come riguarda tutti la forte speculazione sugli immigrati in quanto tali, poiché tendopoli e container sono una oramai chiara fonte di guadagno e arricchimento per l’apparato istituzionale quanto per quello associativo e sindacale. Senza dimenticare la possibilità di creare un importante indotto di posti di lavoro e voti di scambio. Le e gli abitanti della tendopoli tutto questo lo sanno molto bene, così come le e i solidali, basti pensare alle diverse denunce, condanne e fogli di via che sono arrivati nell’ultimo anno.
Ecco, per il sistema questo è un nervo scoperto, e la solidarietà tra immigrati e non una pericolosa pratica sovversiva.
Quindi non ci rimane che continuare ad attaccare questo nervo scoperto, tutte e tutti insieme, nei numerosi modi in cui siamo capaci!
La repressione non ci fa paura, ma tremiamo di rabbia davanti al silenzio, all’indifferenza o al calcolo.
La strada è chiara, sta a noi percorrerla!
rete Campagne in Lotta, collettivo Nablus, laboratorio politico Iskra, compagn* e solidali di Roma.