Durante l’estate 2013 in diversi luoghi della provincia di Foggia si è assistito ad una importante mobilitazione da parte di centinaia di lavoratori, italiani e stranieri, impegnati nelle attività agricole della suddetta provincia.
Di fronte alle gravi condizioni di sfruttamento sui luoghi di lavoro da cui dipendono l’isolamento e la ghettizzazione, e l’assenza di un reale ed efficace intervento da parte dei sindacati, i lavoratori hanno deciso di intraprendere un percorso di rivendicazione e di lotta, auto-organizzandosi e decidendo allo stesso tempo di dialogare in modo determinato con le istituzioni.
Da questa necessità di auto rappresentazione nasce il Comitato indipendente la “Casa dei Lavoratori”.
Il giorno 25 ottobre una delegazione del Comitato “La Casa dei Lavoratori” è stata ricevuta presso la Prefettura di Foggia, per incontrare il Prefetto e alcuni rappresentanti dell’Ispettorato del Lavoro.
Si tratta del terzo incontro presso la Prefettura, dopo quello del 3 settembre e del 25 settembre, nei quali il Comitato ha richiesto l’intervento urgente delle istituzioni denunciando le condizioni di grave sfruttamento e l’endemica assenza di contratti regolari sui luoghi di lavoro.
L’Ispettorato del Lavoro ha dato disponibilità a organizzare incontri pubblici per informare i lavoratori sulle procedure per fare vertenze nei confronti delle aziende coinvolte, ed il Prefetto ha invitato i lavoratori a denunciare presso l’Ispettorato del Lavoro i caporali e le aziende stesse, indicando con precisione le sedi delle aziende coinvolte, i nomi e le targhe delle macchine dei caporali.
Di fatto nessun passo in avanti e nessuna presa in carico di responsabilità da parte delle istituzioni.
Nonostante siano già in corso alcune vertenze verso aziende foggiane, e nonostante le ripetute denunce da parte dei lavoratori, le condizioni restano da anni le stesse: assenza endemica di contratti regolari, pagamenti fra i 2,50 e i 3,50 euro all’ora, utilizzo sistematico dei caporali come strumento delle aziende per il reclutamento dei lavoratori, inefficacia dei controlli da parte delle istituzioni, enorme diffusione di Ghetti e baraccopoli abitate da lavoratori africani e comunitari nella provincia di Foggia.
Riteniamo fondamentale ed indispensabile incrementare la strutturazione del nostro percorso di auto organizzazione ora più che mai, prendendo atto della mancanza di una reale volontà politica, di affrontare il problema dello sfruttamento del lavoro agricolo in modo sistematico.
Questo il documento consegnato al Prefetto:
“Siamo lavoratori, italiani e stranieri, impegnati tutto l’anno nel lavoro agricolo (zappatura, aratura, semina, coltivazione, raccolta, allestimento e smontaggio dei sistemi di irrigazione, conduzione di macchine agricole, eccetera) nel territorio di Capitanata. La nostra presenza è quindi fondamentale a questo sistema produttivo.
Inoltre bisogna ricordare che tra i lavoratori che provengono da paesi terzi, non appartenenti all’Unione europea, la maggioranza ha un regolare permesso di soggiorno, quindi significa che hanno la possibilità di avere un regolare contratto di lavoro.
Nonostante queste premesse da decenni lavoriamo in condizioni di totale sfruttamento. E dato che le istituzioni ed il terzo settore non sono riusciti ad intraprendere azioni efficaci, abbiamo deciso di auto-rappresentarci e per questo ci siamo costituiti in un comitato indipendente di lavoratori.
Siamo qui oggi per chiedere al Prefetto ed all’Ispettorato interventi e soluzioni immediate per sconfiggere i numerosi meccanismi e fenomeni di sfruttamento che siamo costretti a subire. Qui di seguito i punti fondamentali:
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Il nostro disagio è il risultato del diffuso sfruttamento della manodopera agricola, nella mancata applicazione dei contratti provinciali. Lavoriamo in media 10 ore al giorno, spesso a cottimo, per una paga che varia dai 25 ai 30 euro al massimo, arrivando anche ad essere pagati 2,50 euro all’ora. Se questo meccanismo non verrà arrestato immediatamente il prossimo anno lavoreremo gratis.
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I datori di lavoro nella maggior parte dei casi non stipulano alcun tipo di contratto; in altri casi non registrano il contratto; altri ancora non versano i contribuiti relativi a tutte le giornate effettivamente lavorate. In questo modo ci impediscono sistematicamente sia di poter ottenere l’indennità di disoccupazione agricola, ma soprattutto di poter rinnovare il permesso di soggiorno.
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I datori di lavoro inoltre intestano i contratti a persone diverse da coloro che effettivamente lavorano. In questo modo i contribuiti e tutti gli altri istituti previdenziali non vengono goduti dai lavoratori, ma da parenti ed amici dei datori di lavoro (fenomeno dei “falsi braccianti”). Rispetto alla risoluzione di questo punto è necessario l’intervento degli uffici dell’Inps.
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Molte aziende in tutto il territorio della provincia di Foggia si servono dei caporali per reclutare e sfruttare i lavoratori.
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Vogliamo ricordare che molti lavoratori subiscono anche della violenza fisica da parte dei datori di lavoro e/o caporali (ad esempio l’utilizzo di pistole).
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Chiediamo anche l’attivazione di una rete di trasporto pubblico, per accompagnare i lavoratori nei campi e riportarli a casa. Questo rappresenterebbe un passo importante verso l’eliminazione dei caporali che ad oggi sono gli unici che, a pagamento (in media 5 euro), portano i lavoratori su i campi.
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Se i lavoratori non venissero fortemente sfruttati attraverso questi meccanismi, non avrebbero bisogno di ricevere forme di assistenza straordinaria di tipo sanitario, abitativo, eccetera. Come invece accade da diversi anni in Capitanata, e altrove in Italia. Tali interventi si rivelano inoltre gravemente inefficaci e dispendiosi.
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Chiediamo infine un maggiore e continuo controllo nei luoghi di lavoro e nelle aziende agricole da parte dell’Ispettorato. Chiediamo infatti che l’Ispettorato durante i controlli parli direttamente con i lavoratori – e non solo con il datore di lavoro – servendosi anche di mediatori linguistico-culturali, in modo da facilitare la comunicazione e la raccolta di informazioni.
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Invitiamo l’Ispettorato ad intensificare i controlli anche attraverso l’incrocio tra i dati dell’Inps, gli indici di congruità e di estensione ed i fatturati delle aziende.
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In generale crediamo che una più stretta collaborazione e coordinamento tra Prefetto, Ispettorato, Forze dell’ordine ed uffici dell’Inps, possa portare ad un’azione più efficace e duratura contro lo sfruttamento lavorativo.”
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