Capitanata: dalle istituzioni solo menzogne, stato di agitazione tra i lavoratori
A un anno dall’inizio delle mobilitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici e dei conseguenti incontri con gli organi di governo locale, ben pochi degli impegni presi da regione, prefettura e ministeri sono stati attuati.
Nelle ultime settimane si sono susseguiti numerosi incontri, con presenti gli organi istituzionali e in rappresentanza dei lavoratori quelle sigle del sindacalismo confederale che sempre più non rappresentano che i propri interessi a questi incontri. I tavoli sono la prosecuzione del protocollo tra ministeri e regioni steso in Maggio a Roma per combattere il caporalato, e hanno interessato numerosi temi che riguardano la vita dei braccianti agricoli della provincia di Foggia. Esprimiamo sostanziali dubbi su quanto deliberato da questi tavoli, che contraddicono le intenzioni espresse da Questura, Prefettura e Regione Puglia negli incontri con i comitati autorganizzati dei lavoratori avuti a seguito delle manifestazioni di questi mesi:
- Sulla sanità, i presidi sanitari mobili, che avrebbero dovuto essere presenti nei luoghi di residenza dei lavoratori dall’inizio della stagione, non sono stati fatti partire. Dagli incontri trapela esclusivamente l’intenzione di potenziare gli ambulatori cittadini già esistenti, un intervento completamente irrilevante rispetto al numero e alle necessità dei tanti lavoratori che abitano negli insediamenti, di fatto non raggiunti dal servizio. Allo stato attuale questi ultimi risultano scoperti, vista anche l’assenza dei presidi di Emergency il cui taglio serviva proprio a reindirizzare i fondi sul servizio pubblico.
- Sul tema del lavoro, regolarmente trascurato in questi appuntamenti, l’unico strumento previsto dal protocollo anti caporalato per il contrasto allo sfruttamento del lavoro sono le liste di prenotazione, la riedizione di un progetto già intrapreso negli anni scorsi e rivelatosi inefficace e peraltro non ancora attuato oramai a stagione inoltrata.
- Per quanto riguarda casa e trasporti, le risorse stanziate, dell’ammontare di un milione di euro, non sono state messe a bando. L’unica iniziativa che sembra essere in via di attuazione è lo sgombero del Ghetto ‘di Rignano’, e la ricollocazione dei suoi abitanti in tre tendopoli -ancora da costruire- nei comuni di Foggia, Lucera e Apricena. Soluzioni già dimostratesi fallimentari, come evidente da quanto succede in altri territori come Rosarno dove hanno prodotto effetti sociali e abitativi disastrosi non risolvendo il problema della marginalizzazione dell’isolamento dei loro abitanti, ipotesi che la stessa Regione Puglia negli incontri di Marzo e Giugno aveva rifiutato come risoluzione della questione del Ghetto.
- Sul fronte dei documenti le procedure di regolarizzazione iniziate dalla questura di Foggia in risposta alle mobilitazioni dei lavoratori sono in sospeso. Nonostante la dichiarazione formale da parte della Questura dell’intenzione di proseguire nel percorso, l’intervento ad oggi è di stile repressivo. Lunedì scorso le forze dell’ordine sono arrivate in massa nel Ghetto ‘di Rignano’ fermando e identificando 14 lavoratori e consegnando fogli di via a 2 di questi.
Una volta di più le soluzioni proposte sono di tipo emergenziale e non si affrontano queste questioni con un piano sostenibile nel lungo periodo. La lotta al caporalato portata avanti a livello nazionale non tocca la radice del problema, non intervenendo sull’organizzazione del lavoro all’interno della filiera agricola. Nei fatti, le politiche messe in campo hanno l’effetto di sparpagliare i lavoratori sul territorio senza fornire loro trasporti e servizi rendendo necessario da parte dei lavoratori stessi il ricorso all’intermediazione dei caporali per raggiungere i campi. Questi temi sono stati più volte ribaditi da parte dei lavoratori negli incontri istituzionali, nel tentativo di trovare delle mediazioni efficaci per lanciare un piano sostenibile per la regolarizzazione e la risoluzioni dei temi più pressanti per i braccianti. I segnali arrivati in queste settimane non fanno che inasprire il malessere sociale e la rabbia di chi, tuttora, vede immutata la propria condizione di lavoro e di vita, se non addirittura peggiorata da politiche di facciata. Infatti, i fondi stanziati dalle istituzioni competenti, tra cui il milione di Euro messo in bilancio dalla Regione Puglia -dimostrazione che la possibilità di investimenti per la modifica di queste situazioni è possibile-, sono sostanzialmente sprecati in opere che non migliorano minimamente la condizione del lavoro in agricoltura.
Alla luce di questi aggiornamenti rendiamo noto che i lavoratori sono nuovamente in stato di agitazione, e vanno avanti nel processo di autorganizzazione e di mobilitazione per il cambiamento delle loro condizioni.
Il quesito che poniamo agli enti preposti è: per quanto ancora credono che sia possibile farsi beffe dei lavoratori senza una rivolta sociale alla luce delle gravissime condizioni a cui questi sono costretti?