ANCORA SULLA VICENDA DI BORGO MEZZANONE: LE VERE RESPONSABILITA’ E I NUOVI ELEMENTI DI SMENTITA
Le immagini rigirate ieri dalla pagina del Comitato Lavoratori delle Campagne hanno di fatto smentito la versione del SAP rispetto all’episodio avvenuto a Borgo Mezzanone. È il SAP stesso a contraddirsi, con comunicati discordanti tra la sezione nazionale e provinciale, dove non sanno neanche più se confermare l’aggressione o rigirare la frittata parlando comunque della resistenza all’arresto. La stessa Questura di Foggia, per bocca del suo dirigente, stamattina continuava a sostenere la tesi dell’aggressione, smontata non soltanto dalle immagini ma anche dal giudice che ha processato Omar Jallow per direttissima.
Ad ulteriore conferma della fallacia delle accuse è arrivata, infatti, l’assoluzione di Omar Jallow dall’accusa di aggressione. “Lo Jallow Omar ha respinto ogni tipo di accusa precisando di non aver aggredito gli agenti intervenuti e che si era trovato in una fase concitata ed era caduto a terra. In merito alla linea difensiva la stessa é stata accolta dal giudice monocratico che ha assolto lo Jallow per l aggressione condonnandolo solo per la resistenza, ridimensionando le accuse iniziali” ha dichiarato a tal proposito Maria Grazia Capobianco, avvocata difensore di Omar.
Crediamo che il comunicato e il clamore mediatico che ne ha seguito sono stati esclusivamente creati ad uso e consumo dell’opinione pubblica per gettare quanto prima possibile in pasto ai giornali la notiziona della prima applicazione diretta del decreto Salvini e dell’espulsione verso Omar Jallow.
L’uso sistematico della violenza repressiva nei Ghetti del sud Italia non è una novità, ma è invece un dato strutturale di come il potere agisce su questi luoghi, terrorizzando le persone e imbrigliandole in un clima di ricatto perpetuo. È evidente, al netto di qualche commento ipergiustizialista – e razzista – che la violenza perpetrata nel corso dell’arresto è fuori anche da quella ordinaria applicata dalle forze dell’ordine (come testimoniato dalla foto di Omar ammanettato alla ruota della volante). Chi vive quotidianamente nei “Ghetti” è costretto a subire abusi quotidiani nei controlli che vengono effettuati verso i lavoratori e le lavoratrici delle campagne tutti i giorni, e che trovano l’apice nei comportamenti adottati dagli uffici immigrazione delle Questure (non solo di Foggia).
Il problema strutturale è la costrizione verso chi vive nei Ghetti a dover accettare quella condizione di vita e di lavoro come unica alternativa possibile, così come il problema centrale di controlli e iniziative repressive è quel sistema che non permette alle persone di avviare reali processi di regolarizzazione. Una questione che l’attuale decreto non farà altro che accentuare, producendo sacche di irregolarità ancora più ampie a causa della diminuzione degli strumenti giuridici di regolarizzazione, già utilizzati arbitrariamente e senza uniformità di giudizio fino ad oggi. La clandestinità è un prodotto dalle leggi vigenti, e che colpisce chi viene da altri paesi per mantenerlo in uno stato di illegalità e irregolarità, per permetterne uno sfruttamento più intensivo e più controllato, in particolare in quei territori dove il lavoro in campagna è il fulcro centrale dell’economia.
Nel frattempo nelle campagne si continua a morire, in assenza dell’applicazione di quelle leggi tanto apprezzate dai giustizialisti della prima ora, come questa mattina, quando un lavoratore, nel viaggio per andare a lavoro, è stato travolto e ucciso a bordo della sua bicicletta. Contro gli abusi, il razzismo di stato e queste condizioni di vita, gli abitanti dei Ghetti e i lavoratori e lavoratrici delle campagne hanno alzato la testa da anni, per lottare per un reale processo di regolarizzazione e per fermare quella lunga catena di sfruttamento che arriva fino agli episodi avvenuti a Borgo Mezzanone. L’unica sicurezza sono documenti, case, contratti e trasporto per tutte e tutti, il resto è il semplice mantenimento del razzismo di stato perpetrato ulteriormente da questo governo.