All’Arena a San Severo non c’è l’elettricità da settimane: guasto tecnico o prove di sgombero?
All’arena, struttura nel comune di San Severo (FG) dove vivono attualmente circa un centinaio di persone, per la maggior parte impegnate nel lavoro in campagna, manca l’elettricità da quasi un mese. La stagione di raccolta del pomodoro sta per iniziare, seguita da quella dell’uva, quindi molti altri lavoratori arriveranno a breve per cercare un impiego nella zona e come ogni anno troveranno un alloggio qui: alle condizioni già estreme di caldo e mancanza di servizi di base (come l’acqua corrente potabile) si aggiunge quindi la mancanza di corrente elettrica, che significa non poter usare un frigorifero, un ventilatore, o caricare il telefono. La corrente era già stata tagliata dal comune di San Severo diversi mesi fa per una delle due strutture dell’Arena, quella più piccola, giustificando l’azione con motivi di sicurezza per gli abitanti, dato che era bruciato il contatore. Ora, in assenza di alcun danno visibile, non c’è più corrente neanche nella struttura principale, e non si riesce ad avere alcuna spiegazione del malfunzionamento dell’impianto.
Ancora una volta la provincia di Foggia si distingue per trattare i lavoratori del distretto agro-industriale senza alcun rispetto e considerazione, dando per scontato che le produzioni di cui si fa vanto (come appunto l’uva da tavola e da vino prodotta nell’area di San Severo) verranno assicurate ogni stagione.
Gli abitanti dell’Arena sono già andati diverse volte a chiedere spiegazioni all’ amministrazione comunale, per capire da cosa sia causato questo problema e chiedere al più presto di ripristinare la corrente: come risposta hanno ricevuto vaghe promesse che la manutenzione sarebbe avvenuta presto, senza mai dare seguito alle parole. Di contro da mesi stanno ricevendo visite dagli assistenti sociali del comune, che si sono detti intenzionati a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori che vivono lì: hanno promesso lavori di miglioria e pulizia dell’immondizia, anche con l’aiuto di un gruppo di volontari, ma ad oggi gli unici a prendersi cura di quel luogo sono stati gli abitanti stessi.
Ancora una volta, si riproduce la retorica razzista e paternalista per cui le questioni che riguardano le condizioni di vita delle persone immigrate sono considerate automaticamente una questione di vulnerabilità e fragilità socio – sanitaria, e quindi in carico ai servizi sociali. Questi ultimi inoltre, nelle ultime settimane hanno iniziato a stilare una lista di nomi degli abitanti che sono in possesso di regolare permesso, con la motivazione di voler dare la residenza con l’indirizzo dell’Arena. Proprio adesso, dopo che da anni chi vive lì rivendica con forza la necessità di avere quell’indirizzo e riceve come risposta il silenzio o il consiglio di rivolgersi a Casa Sankara. Cosa sta cambiando? Memori di questo successo in passato in diversi ghetti e insediamenti in tutta Italia, ci sembra tanto che questa manovra coincida con un censimento pre-sgombero, come sempre senza alcuna struttura alternativa pronta.
Il comune di San Severo ha presentato un Piano d’Azione finanziato con 28 milioni di euro del fondo PNRR, con l’obiettivo superare la condizione di “degrado e marginalizzazione” dei lavoratori migranti che vivono nei ghetti della zona, ma ad oggi non è assolutamente chiaro a che punto siano i lavori e quali siano le strutture che verranno usate, a parte il complesso denominato “Il mosaico”, sito nell’ex Macello, i cui lavori di ristrutturazione sono in stato avanzato ma non ancora terminati. Dal Piano risulta che anche l’Arena dovrebbe essere usata come struttura di accoglienza, non si sa ancora in che modo. Di certo si sa che diversi comuni della provincia di Foggia rischiano di dover restituire i fondi ricevuti, per l’enorme ritardo nella realizzazione dei progetti previsti: sarà una coincidenza che si presenti proprio adesso questo “malfunzionamento” dell’impianto elettrico e l’affrettarsi a fare un censimento delle persone con il permesso di soggiorno?
Oltre tutto, sappiamo bene che le strutture in cui si intendono trasferire i lavoratori, come sempre succede, non prevedono la possibilità di ospitare persone senza un documento regolare, il che costituisce un enorme problema per chi vive qui come in altri ghetti, e non a caso è da anni al centro delle loro rivendicazioni. Dove finiranno queste persone?
Ci sembra gravissimo che il comune di San Severo non dia risposte chiare e non risolva immediatamente un problema che mette a serio repentaglio la salute delle persone, così come pesa la connivenza della regione Puglia, ente o proprietario dell’immobile che già nel 2019 provò a sgomberare senza alcuna alternativa gli abitanti dell’ Arena, incontrando una strenua resistenza che ha permesso fino ad oggi di vivere lì in totale autogestione, fuori dai circuiti coercitivi dell’accoglienza.
Gli abitanti dell’Arena non hanno alcuna intenzione di essere trasferiti in luoghi che non siano case vere né possono più accettare di essere presi in giro e lasciati senza elettricità né risposte.
Se le istituzioni sono sorde, o fanno finta di non sentire, saranno obbligate a rispondere alle aziende senza lavoratori e ai consumatori senza frutta e verdura: le lotte del passato ci hanno insegnato che quando si sciopera e si bloccano le strade, poi arrivano risposte e soluzioni.