SALUZZO – NOTE A CALDO SULLE PROTESTE DI IERI AL FORO BOARIO
Il calo delle temperature di questi giorni non ha certo raffreddato gli animi dei lavoratori bracciantili e dei disoccupati alla ricerca di un salario di sussistenza che stanno convergendo su Saluzzo per l’imminente inizio della stagione di raccolta, soprattutto ora che si palesa la continuità della nuova giunta comunale con la precedente, per la mancanza di volontà nell’affrontare dignitosamente il bisogno abitativo di chi approda in queste campagne.
Il campo di accoglienza della Caritas, come era prevedibile, ha già esaurito le sue disponibilità. 210 posti in tende simili a quelle utilizzate nei campi profughi o per far fronte a disastri ambientali, laddove l’anno scorso sullo stesso suolo era sorto un campo senza barriere e limitazioni, in cui avevano vissuto fino a 700 lavoratori e disoccupati. Il campo di container della Coldiretti, invece, non è ancora stato montato, poichè l’interesse padronale coincide solamente con la massimizzazione dei propri profitti e se la stagione di raccolta a pieno regime inizierà più avanti, perché utilizzare il proprio capitale ora che non è produttivo? Nel frattempo, il padronato può attingere al bacino di manodopera già arrivato nelle campagne, scaricando sui lavoratori stagionali stessi e sul terzo settore il reperimento ed il costo dell’alloggiamento.
Lo spettro del “campo”, che nel nostro paese viene comunemente usato per governare situazioni di “eccezione” (basti pensare alle politiche dei “campi nomadi”, al dispositivo dei CIE e dei CARA, ai campi creati in seguito a diversi tipi di calamità, etc.), appare sempre più una forma di contenimento temporale, oltre che spaziale, della forza-lavoro. A Saluzzo, ad esempio, l’esistenza di più campi nelle zone periferiche della città prefigura un modello di inclusione ultra-differenziale dei lavoratori stagionali provenienti dall’Africa occidentale: campo-container per i lavoratori impiegati a tempo pieno; campo-tende dove far sostare la manodopera “in eccesso” che resterà in attesa di essere impiegata durante i picchi di raccolta; esclusione e respingimento di tutti gli “inutili”.
In questo quadro, la regia politica – che ci piacerebbe supporre inconsapevole, ma non per questo meno colpevole – del modello di accoglienza saluzzese è da individuarsi nell’amministrazione comunale, la quale ha sposato “la politica dei campi” senza interrogarsi su altre soluzioni abitative possibili, ed ha incentivato questo processo di inclusione/esclusione differenziale tramite la concessione di suolo e lavori pubblici. Senza nemmeno una volta chiamare in causa le aziende che traggono evidente profitto dalla grande disponibilità di braccia sul nostro territorio, tanto da aver abbandonato il più dispendioso meccanismo dei flussi.
Da dieci giorni il “campo solidale” della Caritas reca al suo ingresso la scritta “campo completo”, chi sta fuori si arrangi, anche perchè non vi è nessuno che si assuma la responsabilità politica di aver creato una nuova frontiera al Foro Boario. Sicché ieri mattina, quando una trentina di nuovi arrivati ha potuto sperimentare sulla propria pelle l’impossibilità di trovare un riparo dalla pioggia e dalle intemperie, sono emerse le prime proteste, che hanno coinvolto anche i “residenti” del campo, maldisposti a tollerare l’esclusione degli altri lavoratori e disoccupati, dimostrando che la solidarietà è ancora un principio importante.
A sedare la protesta sono intervenute le forze dell’ordine e vari soggetti di fatto adibiti al “controllo” di quello spazio pubblico, per il momento senza calcare la mano, ma tra qualche giorno la situazione si ripresenterà e vedremo quali saranno le nuove promesse per calmare gli animi. Ieri la “soluzione” è stata quella di trasferire 10 persone fuori da Saluzzo, a Savigliano, sempre in carico alla Caritas, vera e propria stampella di un “modello” di accoglienza in cui esemplare è il tentativo da parte di politica ed imprenditori di scaricare le proprie inadempienze e responsabilità su disoccupati e lavoratori. Per chi è rimasto escluso da questa sistemazione precaria, nessuna prospettiva al di là della strada, mentre il neo-sindaco dichiara che “la nostra intenzione è evitare l’accampamento autogestito” – vero pericolo, in quanto foriero di rivendicazioni e conflitti – e si prepara la mano repressiva. Chi dorme su un letto di cartone passerà notti sempre meno tranquille: il sindaco ha istituito un tavolo settimanale per monitorare l’ “emergenza migranti” in città, concordando con le forze dell’ordine una serie di 8 ronde di controllo notturne ed ha dichiarato che “la Questura ci ha garantito l’invio di uomini a supporto qualora la situazione lo richiedesse”.
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A chi sostiene che quest’anno per la prima volta non si possa più parlare di “emergenza migranti”, noi diciamo che sostare per mesi in tende sull’asfalto o in container sovraffollati, ai margini della città, non è una condizione abitativa accettabile, né dignitosa, per persone costrette a dure condizioni di lavoro, soprattutto a fronte di differenti soluzioni che potevano e potrebbero esser messe in gioco. Senza contare che i lavoratori visibili per pochi mesi all’anno al Foro Boario o nel parcheggio dello Stadio Damiano (dove quest’anno la Coldiretti metterà i suoi container, nel tentativo di passare inosservata) non sono che una minima parte di coloro che vanno ad arricchire l’economia locale e delle cui condizioni abitative ben poco sappiamo, al di là delle macchine usate come casa che ogni tanto vediamo comparire sul ciglio di qualche strada nascosta.
Le persone che si spostano tra le campagne alla ricerca di salario e reddito per sopravvivere sono lavoratori e disoccupati costretti ad un nomadismo forzato dalle necessità. Questa “disponibilità” è funzionale a favorire il massimo risparmio per gli imprenditori agricoli sui già bassissimi costi della forza lavoro, ultimo anello della catena di sfruttamento imposta dal sistema agro-alimentare controllato dalla Grande Distribuzione. Lavoratori espulsi da altri cicli produttivi per via della crisi, disoccupati da mesi o da anni, senza prospettive e quindi pronti a spostarsi da nord a sud Italia, da est ad ovest, per accettare lo sfruttamento del lavoro “nero”, “grigio”, “a cottimo” (in alcuni contratti provinciali avallato e sancito da CGIL, CISL e UIL in concertazione con il padronato), dove le paghe sono inferiori anche alla miseria prevista dal contratto di settore, le giornate non sono segnate, lo straordinario è normalità, le condizioni di alloggiamento e di vita sono pessime o inesistenti. Tutto funzionale a massimizzare i profitti di questo sistema produttivo. Pensiamo di conseguenza che il primo “dispositivo” da rompere sia la perpetua “migrazione interna” di lavoratori precari e spossessati, perché ne garantisce lo sfruttamento, la ricattabilità e l’invisibilità politica. Se la sindacalizzazione dei braccianti è inesistente, per coloro che sono costretti al nomadismo diventa impraticabile. Per questo, una sistemazione abitativa dignitosa e stabile è anche condizione fondamentale per iniziare a costruire percorsi attraverso cui modificare i rapporti di forza tra lavoratori e padronato.
Noi interverremo in sostegno ed in solidarietà con le lotte di lavoratori e disoccupati presenti nelle nostre campagne, sia sul fronte abitativo, che su quello lavorativo. Non basterà qualche container, qualche tenda o un maxischermo con i mondiali di calcio a riempire i bisogni legittimi e i diritti disattesi dei braccianti sul territorio saluzzese e nazionale; gli interventi che relegano questi lavoratori a costanti fruitori della nostra bontà, dell’assistenzialismo caritatevole o dell’accoglienza festosa per lo straniero, li spogliano del diritto all’autodeterminazione della propria vita, oltre che della propria dignità. Al soffocante connubio padronato-politica, che per anni, attraverso il governo dell’eterna emergenza, si è adoperato a garantire la presenza di manodopera docile, atomizzata e subalterna, senza incontrare opposizione reale da parte di alcun soggetto, noi opponiamo linee di fuga.
La vita, le nostre vite, sono impregnate di maggiore sostanza, che non potrete imbrigliare con semplicità, ne con inutili divieti.
Saluzzo, 17/06/2014
Coordinamento bracciantile saluzzese