Borgo Mezzanone, Foggia: Ancora minacce di sgombero, ma la lotta dei lavoratori non si ferma!
Come al solito, quando puntualmente si ripropongono le denunce mediatiche dal sapore tragico, pietista e criminalizzante sulle condizioni drammatiche in cui vivono e lavorano i braccianti stranieri, quelle che minacciano il buon nome del Made in Italy e dell’”accoglienza” Italian style, la politica istituzionale dimostra la sua altrimenti inusuale solerzia. Arriva immancabile la dichiarazione da pugno di ferro del Ministro Alfano, dopo la pubblicazione su ‘L’Espresso’ di un reportage a firma Fabrizio Gatti sulle condizioni del CARA di Borgo Mezzanone, che aveva mosso persino Scalfari a lanciare un appello al governo. Si paventa uno sgombero delle strutture abusive sorte negli anni a ridosso della struttura, di proprietà dell’esercito (i cui vertici, ricordiamolo, sono stati arrestati nel febbraio 2015 per gli appalti relativi alla gestione del complesso, mentre la cooperativa Sisifo, vincitrice della gara d’appalto – la stessa che gestisce il CARA di Mineo, nei pressi di Catania – è coinvolta nelle maglie dell’inchiesta di Mafia Capitale). E’ questa la reazione, diremmo istintiva/compulsiva, delle istituzioni – lo ha ripetuto più volte il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, in relazione al Gran Ghetto, lo ribadisce ora Alfano per la ‘Pista’ adiacente al CARA. Sgombero. E intanto, la Prefettura continua i suoi incontri a porte chiuse in cui, da anni, si discute come in un salotto di come mettere fine alla piaga del tanto vituperato ‘caporalato’. Chissà perché i lavoratori in mobilitazione da un anno – quelli di Borgo Mezzanone come di tutti gli altri ‘ghetti’ della provincia, che sanno bene quali debbano essere le soluzioni (i permessi di soggiorno e il rispetto dei contratti di categoria, che fra l’altro prevedono il trasporto per andare al lavoro e l’alloggio per gli stagionali) – non vengono invitati. Eppure, ne siamo certi, è soltanto la loro lotta a cambiare le cose davvero, lo ha già dimostrato. E continuerà fino a quando tutte le richieste non saranno soddisfatte.