Ennesime operazioni di propaganda sulle spalle degli abitanti del Gran Ghetto

Ancora una volta la Regione Puglia prova a scrollarsi di dosso l’onta dell’illegalità e del degrado del famoso gran ghetto – come se tra l’altro fosse l’unico da quelle parti – deportando o provando a deportare gruppi di persone inconsapevoli, da un luogo all’altro della provincia.
Ebbene sì, è stata proprio questa la strategia messa in atto dai funzionari della regione e dalle forze dell’ordine. Tutto è cominciato il 23 febbraio, martedì sera, quando le persone che vivevano a Casa Sankara – spazio di proprietà della regione – senza ricevere alcuna informazione sul dove e il perché sono state deportate in un altro spazio della regione, l’Arena, alla periferia di San Severo.
La mattina successiva la stessa compagine incaricata della prima deportazione si reca al gran ghetto, invitando le persone ad andare a vivere a Casa Sankara, adesso vuota. Ovviamente nessuna delle persone che vivono lì è voluta salire sulle vetture della polizia e dei carabinieri, per andare in un luogo sconosciuto, isolato e lontano dalla rete di contatti che almeno garantiscono qualche giornata lavorativa.
Che cosa significa tutto questo? Dove si vuole arrivare? E’ il fallito tentativo di “svuotare” il famoso ghetto della vergogna? Perché la regione ordina di spostare le persone come se fossero pacchi, senza conoscerne la volontà e senza fornire alcuna indicazione per tempo? Perché dirigenti regionali, per mezzo della stampa locale, riferendosi alla deportazione all’Arena parla di “innovativo progetto di integrazione per una nuova immigrazione (!!!)”? Quali soldi sta usando la regione per questo folle progetto? E che fine hanno fatto i 500 mila euro messi in bilancio regionale esattamente un anno fa e destinati ad un sostegno per l’abitazione di chi lavora in campagna?
Chi vive nel gran ghetto, oggi come tre anni fa – quando la precedente giunta regionale si lanciò nello stesso tentativo di “svuotamento” – dichiara a gran voce di non voler essere deportata da nessun’altra parte, a fronte di nessuna garanzia sulla possibilità di lavorare.
Basta bugie! Basta deportazioni!
Vogliamo documenti, casa e contratti!
WE NEED YES!