Lo scorso 2 settembre una delegazione di lavoratori agricoli si è presentata alla Prefettura di Foggia. Ecco le loro richieste.
Siamo una rappresentanza dei lavoratori agricoli, italiani e stranieri, presenti nella Capitanata. Viviamo e lavoriamo in diverse parti della Provincia di Foggia.
Tra di noi ci sono persone che lavorano in queste campagne da diversi anni. Molti di noi sono qui per la prima volta, come conseguenza della chiusura del Piano di Accoglienza per l’Emergenza Nord Africa. Molti altri ancora hanno perso il lavoro in altre parti d’Italia.
Tra i lavoratori agricoli stranieri, la maggioranza è provvista di un regolare titolo di soggiorno.
Vista l’inefficacia dell’azione istituzionale e del terzo settore, abbiamo deciso di auto-rappresentarci.
La nostra presenza di lavoratori è fondamentale al mantenimento di questo comparto produttivo, durante tutto l’anno.
Siamo qui oggi per chiedere l’attenzione e l’intervento del Prefetto su alcuni punti fondamentali:
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Il nostro disagio è il risultato del diffuso sfruttamento della manodopera agricola, nella mancata applicazione dei contratti provinciali. Lavoriamo in media 10 ore al giorno, spesso a cottimo, per una paga che varia dai 25 ai 30 euro al massimo.
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I datori di lavoro nella maggior parte dei casi non stipulano alcun tipo di contratto; in altri casi non registrano il contratto; altri ancora non versano i contribuiti relativi a tutte le giornate effettivamente lavorate, impedendoci sistematicamente sia di poter ottenere l’indennità di disoccupazione agricola, ma soprattutto il rinnovo del permesso di soggiorno.
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I datori di lavoro inoltre intestano i contratti a persone diverse da coloro che effettivamente lavorano (fenomeno dei “falsi braccianti”).
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Molte aziende si servono dei caporali per reclutare e sfruttare i lavoratori.
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Se i lavoratori non venissero fortemente sfruttati attraverso questi meccanismi, non avrebbero bisogno di ricevere forme di assistenza straordinaria di tipo sanitario, abitativo, eccetera. Come invece accade da diversi anni in Capitanata, e altrove in Italia. Tali interventi si rivelano inoltre gravemente inefficaci e dispendiosi.
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Le istituzioni sono carenti, non solo nel garantire il rispetto dei diritti minimi previsti dai contratti, ma lo sono state anche nella gestione dell’Emergenza Nord Africa, dalla quale molti di noi provengono.
Chiediamo una risposta immediata per mettere fine a questa situazione inaccettabile.
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