2/12/2018 SAN FERDINANDO – LO STATO UCCIDE. SURUWA VIVE NELLE LOTTE.

Ieri mattina un gruppo di lavoratori della tendopoli di San Ferdinando sono tornati in comune per chiedere risposte e impegni concreti da parte delle istituzioni dopo la morte di Suruwa.
Stanchi di essere presi in giro e di ricevere solo promesse e parole al vento, hanno chiesto ancora una volta di poter accedere alla residenza e di poter vivere in case vere e non in tende. Dopo l’incendio di fine gennaio dove perse la vita Becky Moses infatti, le istituzioni risposero installando nuove tende temporanee che sono tuttora lì, tuttora senza servizi e tuttora inabitabili e disabitate.

Che cosa si inventeranno il comune e la regione ora?
Campi container per la cui gestione aprire nuovi appalti, prendere nuovi finanziamenti, fare nuovi business? O forse hanno intenzione di installare nuove tende come se niente fosse?

I lavoratori e le lavoratrici delle campagne di San Ferdinando non si lasceranno di nuovo prendere in giro, e la loro determinazione di oggi lo dimostra.


A dispetto dei proclami della CGIL, che come da consuetudine di sindacati e associazioni si presenta nei ghetti solo dopo la morte di qualcuno per profittare dell’attenzione mediatica e riservarsi un posto a tavola con le istituzioni, gli e le abitanti della tendopoli hanno organizzato il presidio in comune in maniera completamente autonoma.
Il sindaco ha risposo alla pressione promettendo di permettere nuovamente a chi abita nelle baracche della vecchia tendopoli di poter rinnovare il permesso di soggiorno con la sola autocertificazione di domicilio, promessa che andrà verificata nei prossimi giorni.
Intanto la rabbia e l’impazienza salgono e presto, prima di nuove morti di stato, le promesse non basteranno più.