FOGGIA: ANCORA MURI ISTITUZIONALI ALLE RICHIESTE DI REGOLARIZZAZIONE E MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DEI RICHIEDENTI ASILO

Il 7 novembre si sarebbe dovuto tenere l’incontro promesso la scorsa settimana da Questura, Prefettura e Commissione Territoriale per l’Asilo, con i rappresentanti dei richiedenti asilo che lo scorso 27 ottobre hanno iniziato la protesta del CARA di Borgo Mezzanone. Invece, la delegazione è stata ricevuta nuovamente dal solo direttore della struttura, che dichiara di aver conferito con i rappresentanti di Questura e Commissione in separata sede. La promessa è quella di garantire l’accesso al gratuito patrocinio, previsto per legge ma costantemente disatteso nonostante le rassicurazioni della Prefettura degli scorsi mesi. Nella grande maggioranza dei casi, i richiedenti asilo ricevono un diniego dalla Commissione e devono perciò presentare ricorso al tribunale civile tramite avvocato che però, anche quando fa richiesta di gratuito patrocinio, richiede comunque, salvo rarissime eccezioni, un contributo spese che si riserva di rimborsare (sapendo benissimo quanto sia difficile, anche qualora lo volesse veramente, rintracciare le persone dopo mesi o anni). Questo nella migliore delle ipotesi, perché diverse persone denunciano come gli avvocati li ricattino, chiedendo centinaia, se non migliaia di euro per poter ritirare il permesso di soggiorno, e anche per rinnovare il permesso temporaneo, approfittando dell’ignoranza e dello stato di bisogno dei richiedenti.

Le proteste e le richieste di incontro sono la dimostrazione che i richiedenti asilo non hanno paura di denunciare chi li sfrutta, come viene chiesto a gran voce dalle istituzioni. Istituzioni che, nonostante gli accordi e le promesse, si rivelano nella loro inconsistenza. E’ dello scorso settembre la promessa del questore di Foggia, Piernicola Silvis, di esaminare dieci casi al mese di persone irregolari, nell’ambito della vertenza aperta dal Comitato Lavoratori delle Campagne e dalla Rete Campagne in Lotta. Ad oggi nessun segnale ci arriva dalla questura, che si è trincerata dietro un muro di silenzio su questa come su molte altre urgenti questioni. Noi lavoratori e lavoratrici delle campagne, richiedenti asilo, irregolari e solidali di tutte le nazionalità, non ci arrendiamo e continueremo la nostra lotta fino a che non avremo la risposta di cui abbiamo bisogno.